La città e la storia







Torino, Juventus Stadium, 6 maggio 2017

Il cosiddetto derby della Mole ha importanza relativa per la classifica. E' in calendario, tuttavia, proprio nei giorni in cui - come ogni anno - si celebra il ricordo di Superga. Come sempre, in questi casi, c'è qualche mente raffinata che riesce a sollecitare la propria fantasia escogitando frasi che avrebbero lo scopo - più che di provocare gli altri - di divertire gli amici (imperdibile la scritta "Da Lisbona a Torino era meglio in motorino" piazzata su qualche lenzuolo lungo l'ascesa al colle; arguta e difficile la rima, senza dubbio). Ma sono episodi isolati, forse, Dentro lo stadio, invece, va in scena la liturgia consueta. Quella organizzata. E la curva bianconera, quella più 'calda', quella meglio infiltrata (da quel che sappiamo), quella che peraltro (come tante curve) nutre una passione per il calcio solo se porta utili e affari (loschi), espone quella che vuole essere la sentenza definitiva. "Torino: a voi il nome, a noi la storia". Già, stavolta niente battutacce tipo "solo uno schianto", tipo "quando volo penso al Toro". Nessun sussulto particolare. Una rivendicazione precisa. Nella storia (si suppone quella del calcio), per quello spicchio di 'popolo' juventino, il Toro non c'è. C'è la Juve, ci sono loro. Beh, detto nei giorni in cui - come ogni anno - si ripensa alla tragedia di Superga e a cos'era e a cos'è stato 'quel' Torino nella storia del calcio e soprattutto nella storia del paese, nell'immediato dopoguerra, allora sì: l'hanno presentata come una cosa seria, un pensiero profondo, una riflessione ponderata, ma fa davvero ridere. Molto.