Un arbitro come Presidente


31 gennaio 2015

Tifoso del Palermo e simpatizzante dell’Inter, quando era bambino si dice che durante le partitelle con gli amici Sergio Mattarella facesse l’arbitro ... [fonte].

La conferma di Matteo Renzi; "Non abbiamo eletto un nostro supporter, un nostro tifoso. Ma un arbitro" [fonte].

I bocconiani della Curva Sud


27 gennaio 2015, Milano

Tra le passioni degli ultras vi è anche quella di emettere comunicati ufficiali. Usano il web e i social per diffondere il loro pensiero. La scrittura esposta degli striscioni ha qualcosa di archeologico, poiché lo spazio destinatario e fruitore del messaggio è sempre più deserto. Però ci sono le riprese tivù, e dunque la pratica sopravvive. Il problema, in questi casi, è solo di sintesi. Quando il pensiero è complesso, meglio un comunicato ufficiale.

L'ultima presa  di posizione della "Curva Sud" milanista, dopo i rovesci della squadra in campionato, è nettissima e affidata a un lungo comunicato ufficiale. Nel quale, tuttavia, ciò che colpisce è l'interesse per questioni di bilancio, come (per esempio) la spesa per gli ingaggi ("abbiamo una rosa di giocatori che rappresenta la terza squadra più pagata del campionato"), spropositata rispetto alla qualità dei pedatori sotto contratto. Di chi la colpa? Dell'Amministratore Delegato, alias Adriano Galliani. "Di certo però l’artefice della costruzione di questa squadra è l’AD e responsabile del settore tecnico, colui il quale, seppur costretto ad operare in ristrettezza economica, agisce nella più totale assenza di un progetto, strapagando ingaggi a giocatori di dubbio valore o addirittura buttando via i pochi soldi a disposizione per il mercato in operazioni pessime quali l’acquisto di Matri (pagato quanto Tevez dalla Juve), solo per citare un esempio, a cui potremmo sommare le operazioni Torres o altre con cui non ha fatto altro che spacciare giocatori finiti come fenomeni ... L’AD in passato parlava di progetto giovani per risollevare la squadra, ed il progetto giovani è stato portato avanti cedendo subito Cristante e Petagna, per poi inserire in rosa dei giovani stranieri pagati molto di più, che oltretutto poco valorizzano il bagaglio del settore giovanile rossonero".

Insomma, vogliono la testa di Galliani. "Al presidente a questo punto chiediamo, oltre che di investire nuovamente nel Milan, di fare quello che si fa in tutte le aziende e che lui sicuramente sa meglio di noi, ossia allontanare il responsabile vero di questa situazione che è il responsabile tecnico".

Ma attenzione alla chiusa e al linguaggio adoperato. "Sarebbe ora di seguire la linea di innovazione presa da parte del lato marketing della società da cui arrivano le uniche note positive, come il nuovo contratto con l’importante rientro di fondi da parte del main sponsor, che porterà ad avere uno stadio di proprietà".

Linea di innovazione? Il main sponsor? Il lato marketing?

Ormai certe 'curve' non sono più quelle di una volta, e il loro linguaggio riflette la metamorfosi. Ma la domanda è: i capi ultras hanno studiato alla Bocconi o c'è qualche ventriloquo in circolazione? O semplicemente un interessato suggeritore? Uno o 'una'?

Certamente, BB sta cercando (e trovando) alleati nella sua guerra contro l'AD (legato a Marina e Piersilvio). E' una guerra di successione, in fondo. Barbara erediterà il Milan, e ha il disperato bisogno di non trovarsi tra le mani un giocattolo inutile e rotto. E invendibile.

Fonte | Lady BB su Matri | Lady BB, l'innovazione e il calcio business | Lady BB, il main sponsor e il nuovo stadio
I concetti ribaditi al Meazza (27 gennaio, scritture esposte) | 

Ciao Charlie


13 gennaio 2015

Oggi “Charlie Hebdo” è tornato in edicola, come sempre.

Lo salutiamo con un suo tweet del 23 settembre 2014 [tweet], che ha il grande merito - libertario - di obbligarci a riflettere.

Che il Qatar sia accusato di essere “Le Club Med des terroristes” non lo scriveva Charlie, ma il gruppo editoriale “Le Monde” il 30 settembre 2014 [vedi qui].

Il malessere francese


Bastia, 10 gennaio 2015

L’ingombrante presenza nel calcio francese della proprietà del Paris Saint-Germain Football Club da parte della famiglia reale del Qatar sta cominciando a diventare un presenza avvertita come sempre più ingombrante nella società francese nel suo complesso.

Prima della partita tra SC Bastia e PSG valevole per il 20° turno della Ligue 1, è stato srotolato sugli spalti dell‘“Armand Cesari” di Furiani uno striscione dal contenuto politico durissimo: “Le Qatar finance le PSG et le terrorisme” [vedi]. Da un lato la riproposizione come certezza da stadio delle accuse che anche i governi occidentali hanno mosso al clan degli Al Thani di aver finanziato i terroristi islamici dell’ISIS [vedi]. Dall’altro l’equiparazione del PSG al terrorismo.

Nell’episodio non si possono dimenticare i rancori politici che alimentano storicamente l’indipendentismo della Corsica nei confronti della Francia. Ma il composto omaggio alle vittime delle stragi parigine dei giorni scorsi che tutto il pubblico, compresi i tifosi che avevano srotolato lo striscione, ha tributato in silenzio poco prima dell’inizio della partita lascia intendere come il messaggio fosse chiaramente indirizzato non ai francesi e ai parigini ma ai proprietari qatarioti del PSG.

Quel che colpisce è che la notizia è stata riportata da media di diverso orientamento politico - dal conservatore “Le Figaro” [vedi] al gauchiste “So foot” [vedi] - senza alcuna stigmatizzazione. Segno, certamente, del profondo turbamento che percorre le diverse anime della Francia in queste ore drammatiche, come testimoniano anche i commenti alla notizia sui siti. Ma probabilmente anche segnale di un crescente disagio verso l’opacità di uno sport in cui stanno prendendo sempre più spazio interessi economici e politici sempre più lontani dalle identità originarie, sociali, civili e sportive. Un disagio pronto a erompere in malessere diffuso.

Per i musulmani non sono Charlie


Parigi, 10 gennaio 2015

Uno dei topoi della cultura marxista del Novecento era la certezza che le contraddizioni del capitalismo sarebbero alla fine esplose: “fare splodere le contraddizioni” era uno degli slogan più ricorrenti del linguaggio pubblico.

L’ambiguo rapporto dei proprietari quatarioti del Paris Saint-Germain Football Club con gli attentati terroristici che hanno sconvolto la Francia nei giorni scorsi sta facendo perlomeno “emergere” - per non usare parole stonate - le contraddizioni insite nell’islamizzazione del football mediatico internazionale [vedi].

Dopo la circolazione universale della foto con le maglie da gioco decorate con il nome “Charlie” anziché con quello dei calciatori - che potrebbe essere un falso, tanto più significativo [vedi] -, non è falsa la scelta del sito ufficiale della società di pubblicare lo slogan “Je suis Charlie” solo nelle versioni per Europa, Usa e Cina. In quelle destinate ai paesi musulmani, Indonesia e paesi arabi, invece non ve ne è traccia [vedi]. I tentativi di smentita appaiono ancora più goffi [vedi].

Il politicamente corretto alla musulmana? O le ragioni del capitale?

Ambiguità


Parigi, 9 gennaio 2015

In queste ore drammatiche per la Francia e l’intero Occidente, questa foto sta facendo il giro del mondo nella dolciastra ipocrisia dell’auto-compiacimento politicamente corretto (e molto virale), insieme alle matite alzate e spezzate, ai Bianconi con il lutto, alle candele e alle fiaccolate (con molti selfie e tanti post su fb).

Quasi nessuno rileva l’ambiguità profonda di una foto come questa: proprietaria del Paris Saint-Germain Football Club è la famiglia reale del Qatar. La stessa che ha comprato i Mondiali 2022. La stessa che è sospettata dai principali governi dell’Occidente di aver sostenuto finanziariamente i terroristi dell’ISIS [vedi: 01-02-03-04].

Mentre l’Europa angosciata rivendica con orgoglio sgomento la sua “laicità”, il suo calcio d’élite, quello dei “super club”, del mondiale 2022, dei trofei invernali nel Golfo persico, si sta islamizzando, al punto da togliere la croce di Cristo dal logo della sua squadra di vertice pur di arraffare gli ultimi trenta denari [vedi].

Follie di capodanno


1° gennaio 2015

Questa immagine conferma, purtroppo, l’inadeguatezza e la miopia della dirigenza calcistica italiana di questi anni bui.

Siamo allo Stadio Comunale di Firenze, nel pomeriggio del 1° gennaio 2015. La temperatura è sotto zero, ma 7.000 persone riempiono comunque la Maratona per assistere, gratuitamente, all’allenamento della Fiorentina [notizia]. Se si fosse trattato di una partita di campionato l’incasso sarebbe stato pingue. A conferma che durante le vacanze le famiglie sono in cerca di intrattenimento e di svago. Cinema e teatri sono affollati. Gli stadi sono chiusi per le ferie di pochi milionari.

Ci vuole una mente raffinata per concepire e attuare una simile follia. Congratulazioni a Beretta, Galliani, Lotito e ai loro compari per questo mirabile progetto economico. Loro lo chiamano ovviamente “business plan”. A noi fa sbellicare.