Con la cultura si mangia


31 luglio 2013, Napoli, Palazzo Reale

L’abbigliamento è quel che è, e certo non regale, ma quel che conta è che don Raffaè abbia avvertito la voglia di visitare un museo, nello specifico il Palazzo Reale di Napoli. Parrà strano, ma il respiro culturale fa bene anche al mestiere di allenatore. Non è un caso che molti dei tecnici di alto livello coltivino interessi culturali: i classici antichi e la musica jazz il Vecio Bearzot, la musica classica Trapattoni, l’arte contemporanea Capello (che amava giocare nella Nazionale di Pier Paolo Pasolini [vedi]), i musei Guardiola, etc. A conferma che la preminenza la fanno anche questi ingredienti.

Le foto della visita di Benitez sul CdS.

Il 23 ottobre 2013, don Raffaé ha visitato anche Pompei. “per scoprire le bellezze interiori di una città impressionante, con un valore e un bagaglio storico incalcolabile. Non saprei dire cosa ha richiamato di più la mia attenzione, sarebbe difficile, considerando tutto quello che ho visto: case, il teatro, il foro, taverne, terme, palestre, negozi. Tutto intorno alle opere infrastrutturali”: notizia.

E’ papa Francesco il vero furacão ...


25 luglio 2013, Varginha, Rio de Janeiro

Prima di recarsi nella favela, Francesco aveva incontrato nel Palácio da Cidade di Rio de Janeiro alcuni protagonisti dello sport brasiliano tra cui Neymar e Zico, che gli ha donato la solita maglia (con sponsor e nome) [vedi]. Francesco ha approfittato dell’occasione per lanciare un tweet con l’augurio “che lo sport sia sempre uno strumento di scambio e di crescita; mai di violenza e di odio”. Parole sante verrebbe da dire … Il 28 luglio, sulla spiaggia di Copacabana, di fronte a tre milioni di giovani ha ribadito: “Cari giovani, siate veri ‘atleti di Cristo’! Giocate nella sua squadra!”.

L’ultrà calcio


Inizio stagione calcistica italiana 2013/2014

Purtroppo, ma come era prevedibile, il calcio italiano ha cominciato la nuova stagione là dove aveva lasciato la vecchia: prigioniero degli ultras che lo stanno assassinando. Quasi tutti avranno dimenticato i cori razzisti degli ultras della Roma a San Siro contro Balotelli, l’agguato degli ultras della Fiorentina ai giocatori del Milan nella stazione di Firenze, le violenze degli ultras del Lecce dopo la partita di playoff contro il Carpi. Quasi tutti non si saranno accorti delle dimissioni date dal vice allenatore del Brescia, Fabio Gallo, non gradito dagli ultras del Brescia per una dichiarazione di 18 anni fa, delle aggressioni verbali degli ultras della Roma a Osvaldo, etc. Passata la mezzanotte del 23 luglio 2013, a Sassuolo, gli ultras locali hanno rivolto i consueti cori razzisti contro il giocatore del Milan Constant, mentre solo un’oretta prima gli ultras della Juve avevano intonato il consueto coretto sui saltelli, la morte e Balotelli [vedi].

Il calcio italiano è ormai quotidianamente immerso nella cultura ultrà a tal punto da non accorgersene nemmeno più. In Europa sta forse peggio solo il calcio bulgaro, e abbiamo superato le violenze di quello turco (ma con una differenza non da poco: i turchi hanno stadi moderni che noi non possiamo più permetterci). La china italiana è quella verso il calcio ultrà argentino, dove ormai una partita su due si tiene a porte chiuse o in date posticipate e il conteggio dei morti è bollettino settimanale. Fiumi di inchiostro sociologico sono stati versati per analizzare il fenomeno, le sue cause e le soluzioni possibili. Qui solo rimarchiamo ancora una volta il deficit del calcio italiano: l’inadeguatezza culturale dei suoi protagonisti. Sono i dirigenti ultras, i giornalisti ultras, i giocatori ultras e i tifosi ultras a legittimare gli ultras nelle violenze e nelle intimidazioni che stanno avvolgendo il sistema nelle spire di una quotidiana metastasi. È un ultrà calcio che la tradizione pallonara del nostro paese non si merita.

Chi è l’uomo di fango?


Luigi Garlando, Miccoli torni all’albero di Falcone. Si inginocchi e chieda perdono, "La Gazzetta dello sport", 23 giugno 2013.

Fabrizio Miccoli: «Chiedo scusa a Palermo e alla famiglia Falcone, non sono un mafioso», "Corriere della sera", 27 giugno 2013.

Corleone revoca la cittadinanza a Miccoli. L’ex capitano del Palermo era stato a suo tempo indicato come un esempio per i ragazzi di Corleone, "Corriere della sera", 1° luglio 2013.