Una vera follia


Bitetto, 30 aprile 2013

«Rilevato che sul territorio comunale si manifestano comportamenti che contrastano con la fruibilità del patrimonio civico e di tutto il contesto urbano; visto l’art 16 comma 2 della Legge n. 689/81, così come modificato dall’art 6 della Legge 24/07/2008, n. 125, è vietato: giocare a pallone».

Firmato: Stefano Occhiogrosso, sindaco (Pdl) di Bitetto (provincia di Bari), che conferma l’ordinanza emessa dal predecessore, Giovanni Iacovelli (Pd). L’ennesima conferma della stupidità bipartizan dei nostri amministratori (dire “politici” significherebbe nobilitare la loro intelligenza).

Come ha ben rilevato Mario Sconcerti, “in Italia ormai per giocare a calcio bisogna pagare. Una cosa impensabile per il gioco più naturale che esista. Finita la strada, finiti gli oratori, si può solo andare nelle scuole calcio”.

L’XI della strada, in Italia: 01 - 02 - 03 - 04 - 05 - 06 - 07 - 08 - 09 - 10 - 11 (PPP)

Il gran lombardo


Milano, 27 aprile 2013

”La nomina di Cecile Kyenge a ministro per l’Integrazione rappresenta un ulteriore, grande passo in avanti verso una società italiana più civile, più responsabile e più consapevole della necessità di una migliore e definitiva integrazione” [fonte].

Se questo giovane italiano ha davvero ”uno neurone”, come ha detto il salazarista di Setubal, che dire allora di un lumbard come Matteo Salvini, che scrive impavido che il nuovo ministro è il “simbolo di una sinistra buonista e ipocrita, che vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e per gli immigrati pensa solo ai diritti e non ai doveri” ? [fonte].

Political Manager


Roma, 27 aprile 2013

Il nuovo presidente del consiglio, Enrico Letta, ama il calcio, è tifoso del Milan e - come molti di noi - continua giocare a Subbuteo con i figli e gli amici, anche da “diversamente giovane”. Dunque è un devoto di Eupalla anche lui, un correligionario.

È una buona premessa, incoraggiante, ma non sufficiente. Il campionato si annuncia molto difficile, pieno di trasferte insidiose. Dovrà battersi per fare i 40 punti il prima possibile, con un’occhio all’Europa League se possibile, e non sarà facile.

Auguri. Anche perché siamo tutti sugli stessi spalti.

Straziami ma di baci saziami


21 aprile 2013, Anfield, Liverpool e Parc des Princes, Paris

Gli incisivi sono quelli di Luis Alberto Suárez Díaz, 26enne delantero del Liverpool FC e della nazionale uruguagia. Tra i tanti record, oltre a essere l’attuale capocannoniere della Premier League, ha collezionato anche 8 giornate di squalifica per avere dato 7 volte (curiosa asimmetria della pena) del “nigger” (pare senza ulteriori specificazioni fecali) a Patrick Evra [CdS], difensore del Manchester United nella partita di Premier del 20 dicembre 2011 [fedine di Suárez: 01-02]. Oggi ha azzannato in una mischia il braccio di Branislav Ivanović, difensore del Chelsea, durante l’ennesima partita di campionato [video]. Che dire? Il soprannome, fino a ieri, era El Pistolero. Da domani vedremo … Godiamoci intanto la reazione di Evra [vedi].

A Parigi qualche ora più tardi, invece, nella partita di Ligue 1 tra PSG e Nice, il difensore argentino dei provenzali Renato Civelli ha deciso di marcare talmente ad uomo il prode Zlatan Ibrahimovic che gli ha affibbiato un bel bacio sul collo [video]. Chissà, magari obnubliato dal look metrosexual dello svedesone dai lunghi capelli e dai chiacchierati passati alla Brockerback Mountain [peep: 01-02-03-04]. Dice, per provocazione. E ci sta: il nostro Zlatan si è infatti incacchiato al punto da segnargli un gol. 

Questo ci è stato dato di vedere sui campi di gioco di alcuni tra i maggiori campionati televisivi del pianeta da parte di alcune stelle del circo. Meglio che le consuete mazzate, è vero: meglio dell’immondo fallo.

Regista all’antica


20 aprile 2013, Roma

Più che fantasista o trequartista, Giorgio Napolitano sembra incarnare il ruolo del vecchio centro mediano metodista. Con tutti i pro - equilibrio tattico, copertura, impostazione e rilancio - e alcuni contro - baricentro basso, poco possesso palla, lancio lungo (e potenzialmente nel vuoto). Un calcio all’antica, di tradizione italica, solido ma senza audacia. Speriamo sia adatto al campionato che sta per cominciare. Auguri!

L’isola non è immune


13 aprile 2013, Wembley Stadium, London

I funerali di Margaret Thatcher non si sono ancora svolti e l’hooliganismo è tornato, quasi simbolicamente, a fare capolino negli stadi inglesi. Anzi, nel Tempio del football britannico, durante la semifinale di FA Cup tra Milwall e Wigan.

A conferma che la violenza dei teppisti è una componente endemica della tribù del calcio: Desmond Morris l’ha descritta e analizzata in due capitoli (36 e 37) del suo capolavoro. A conferma che la politica avviata da Margaret Thatcher è ancora un’urgenza aperta. A conferma che non si deve mai abbassare la guardia.

Foto | Commento di Barney Ronay su “the most widescreen, big-occasion bout of hooliganism in the Premier League era”

Auf den Spuren des verlorenen Henkelpotts


9 aprile 2013, Westfalenstadion, Dortmund

La colta (“Alla ricerca della coppa dai grandi manici perduta”) e magnifica coreografia della curva degli Schwarzgelben

In morte di Maggie


8 aprile 2013

Il sir laburista (un ossimoro?) Alex Ferguson non ha mai nascosto la sua mancata simpatia per la baronessa Margaret Thatcher. E, con lui, tutti coloro che, nel Regno Unito e nel mondo, hanno avversato e combattuto la sua decisa politica “liberista” di smantellamento del welfare state.

Tra le varie misure fu anche il taglio ai finanziamenti dell’attività sportiva nelle scuole pubbliche, che determinò una crisi delle vocazioni di base, anche calcistiche. Le sue politiche che investirono la working class britannica - quella narrata dai film di Ken Loach [vedi] - finirono per colpire, tra le pratiche identitarie, anche il rito della partita allo stadio “when saturday comes”.

Facendo leva sui drammi che scossero il calcio inglese tra il 1985 e il 1989 - l’incendio allo stadio di Bradford l’11 maggio 1985 in cui morirono 56 persone, la tragedia dell’Heysel il 29 maggio 1985, quando poco prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool morirono schiacciate 39 persone (di cui 32 italiane) e ne rimasero ferite oltre 600, e la strage all’Hillsborough Stadium di Sheffield il 15 aprile 1989 che provocò la morte di 96 persone [cfr. da qui] - il governo guidato da Margaret Thatcher ritirò tutte le squadre del proprio paese dalle competizioni internazionali, e soprattutto emanò alcune leggi che trasformarono radicalmente l’accesso e i comportamenti negli stadi inglesi.

Tra il 1985 e il 1994 fu proibita la vendita degli alcolici, istituito il divieto d’accesso per i pregiudicati, reso un reato comportarsi alle partite in modo “allarmante”, istituito il processo per direttissima per violenza anche verbale, impedita la vendita di biglietti attraverso agenzie non autorizzate, il lancio di oggetti in campo e l’uso di un linguaggio razzista o indecente. Ai poliziotti furono sostituiti gli stewards, mentre l’adozione dei posti numerati a sedere e delle telecamere a circuito chiuso consentì l’identificazione di chi avesse infranto le regole.

L’evoluzione verso il “calcio moderno” trovò in Margaret Thatcher la sponda politica ideale per affermare in Inghilterra (e poi altrove) il format “Premier League”: trasformazione dei fans in spettatori lautamente paganti, ristrutturazione (o costruzione ex novo) degli stadi, pay-per-view delle partite in diretta, trasformazione dei club sportivi in imprese economiche, ingaggi stellari, sistema divistico dei calciatori, etc.

Se il bando effettivo degli hooligans dagli stadi ha costituito un elemento positivo - che in quelli italiani si può quotidianamente verificare proprio per la sua mancata adozione - gli altri sono, e devono, continuare a essere oggetto di discussione e di critica. Anche nel giorno della scomparsa di Lady Iron.

Biografia | I commenti critici di Sam Allardyce e Joey Barton
Cfr. anche Guardian | So foot | Gazzetta

La foto fu scattata il 6 giugno 1980 davanti al numero 10 di Downing Street in occasione della visita di cortesia (affettuosa in Kevin Keegan ed Emlyn Hughes: osserva la scena compiaciuto il manager Ron Greenwood) della nazionale inglese prima della partenza per gli Europei che si sarebbero tenuti in Italia.

Fucili puntati


4 aprile 2013, Estádio Raimundo Sampaio, Belo Horizonte

A memoria, non ricordiamo un fucile puntato su un giocatore di calcio. Atti di violenza e minacce in campo e sugli spalti fanno parte da sempre del dark side della storia del football, col pieno coinvolgimento delle forze dell’ordine. Ma una scena simile - ancora più vivida nei filmati [vedi] - lascia esterrefatti e il suo ricordo va tenuto vivo. Possono essere fatti valere tutti gli elementi di analisi “sociologica” o contestuale (violenta contestazione della terna arbitrale da parte dei giocatori argentini dell’Arsenal Sarandi alla fine della partita di Copa Libertadores contro l’Atletico Mineiro) che vogliamo, ma non può esistere giustificazione alcuna a un gesto come quello immortalato nell’immagine.

Le fragili democrazie sudamericane sono attraversate come quelle europee da pulsioni autoritarie sempre più esplicite. Nondimeno, la polizia brasiliana - non nuova a interventi violenti sui giocatori [leggi] - sembra volersi preparare in questo modo a gestire il prossimo Mondiale. Lo scorso dicembre a San Paolo, durante la finale di Copa Sudamericana, i giocatori argentini del Tigre non erano rientrati in campo dopo l’intervallo denunciando un pestaggio subito nello spogliatoio da parte delle forze di “sicurezza”.

A Belo Horizonte la polizia, dopo aver minacciato in campo i giocatori dell’Arsenal Sarandi, ne ha arrestati otto negli spogliatoi per oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento, liberandoli solo il mattino seguente dopo il pagamento di una multa [leggi].

Memoria e oblio


1 aprile 2013, Sunderland

La vicenda è su tutte le prime pagine dei media mondiali e non c’è bisogno di rammentarla. Su di essa si sono sprecate in queste ore opinioni e dichiarazioni [leggi].

Eupallog coltiva la memoria storica del calcio - e dunque anche della storia in senso lato - come vettore di identità, individuale e collettiva. Pertanto, così come sgomenta l’oblio che affligge Giorgos Katidis [vedi] e molti della sua generazione, allo stesso modo non si può dimenticare il ruolo tragico del fascismo negli orrori del Novecento, nonostante le autoassolutorie nostalgie tuttora vive in molti europei.

Nelle dimissioni di David Miliband dal board del Sunderland AFC rispettabili memorie familiari si intrecciano indubbiamente all’autocompiacimento di una certa sinistra politicamente corretta. Nelle convinzioni politiche di Paolo Di Canio si mescolano però contraddizioni insanabili tra un passato inequivocabile (il fascismo) e un presente problematico (il razzismo).

Soprattutto, la scelta del Sunderland AFC mostra come anche nella “civile” Inghilterra le trasformazioni del “calcio moderno” - simboleggiate dalla demolizione del vecchio Roker Park “operaio” [vedi | leggi] per far posto a una società “finanziariamente corretta” - provochino inevitabilmente torsioni della memoria.

Il calcio è politica, e non smemoratezza. Per fortuna.

Leggi anche il commento di Jonathan Wilson sul CdS.